La resistenza degli inuit, la popolazione indigena che discende dai Thule, in grado di sopravvivere alle bassissime temperature dell’Artico, è qualcosa di straordinario. Noi, abituati al clima mediterraneo, potremmo non resistere così facilmente a un clima estremamente rigido come quello della Groenlandia, ad esempio, o dell’Alaska, neppure con pellicce, piumini o coperte di lana. Eppure, proprio in quei luoghi bianchi e incantati, che toccano le coste artiche dell’America, gli inuit vivono in case di ghiaccio, igloo, da tempo immemore.
Il loro DNA e la loro genetica li caratterizza per una resistenza al freddo invidiabile. Gli inuit sono una diretta eredità di ominidi vissuti fra 70.000 e 40.000 anni fa, gli uomini di Denisova. Contemporanei, ma non “imparentati”, dei Neanderthal, gli inuit riescono ad adattarsi al clima glaciale, grazie al genoma che li caratterizza: in particolar modo, grazie a due geni TBX15 e WARS2.
Si tratterebbe di geni antifreddo in grado di fargli “sopportare” temperature incredibilmente al di sotto dello zero. Questi adattamenti genetici hanno apportato modifiche al loro metabolismo così come al loro aspetto: il naso alto e stretto aiuta a scaldare l’aria in ingresso, mentre la bassa statura è ideale per trattenere maggiormente il calore.
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